La raffinata arte degli insulti in spagnolo

E qualche dritta grammaticale, che male non fa.
Foto di due mani che reggono degli asparagi verdi

La prima cosa che molti fanno quando si approcciano a una nuova lingua è cercare le parolacce e le espressioni volgari più comuni. Sapevate però che anche dalle imprecazioni si può imparare un po’ di grammatica? Siccome non le trovereste in nessun manuale, vi sveliamo sette dei più coloriti insulti in spagnolo, accompagnate da qualche spiegazione grammaticale. Sapete, per mantenere un certo tono didattico!

Avviso: Decliniamo ogni responsabilità per eventuali situazioni imbarazzanti in cui potreste trovarvi invischiate/i dopo la lettura di questo articolo.

Illustrazioni di Teresa Bellón

7 insulti in spagnolo che vale la pena conoscere

1. Vete a freír espárragos

Letteralmente: “Vattene a friggere asparagi”, un modo tutto sommato innocuo per dire a qualcuno di “andarsene a quel paese”. L’espressione risale presumibilmente al diciannovesimo secolo e si riferisce a un’epoca in cui gli asparagi venivano solitamente bolliti, non fritti: come cambiano i tempi, eh? Friggere gli asparagi era quindi vista come un’attività inutile e che poteva tenere occupato qualcuno per un bel po’ di tempo. Si può anche dire: Vete a freír churros (Vattene a friggere churros) o Vete a freír buñuelos (Vattene a friggere frittelle). Parentesi grammaticale: Come avete visto, la forma imperativa di irse è vete. Quando volete ordinare a qualcuno di fare qualcosa basta dire: Vete a…!

2. Que te folle un pez

Letteralmente: “Spero che ti sc*pi un pesce”. Quanto è surreale una cosa del genere? È un modo estremamente pittoresco (diciamo così) di dire “vaff*****o” che, se usato con la persona sbagliata, può mettervi in guai seri: occhio!

Parentesi grammaticale: Adesso sapete che le frasi che iniziano con Que te… esprimono un desiderio (in questo caso, una maledizione!) e sono sempre seguite dal congiuntivo.

3. Me cago en…

Significa proprio quello che sembra, letteralmente: “Cago su…”. Si dice che questa espressione risalga all’antichità, quando, apparentemente, era comune fare i propri escrementi sull’avversario per disonorarlo. È uno tra gli insulti in spagnolo più comuni, e gli spagnoli la usano praticamente con tutto. Se una cosa può essere pensata allora possono farci sopra i propri bisognini. Me cago en… la leche/la mar serena/todo lo que se menea/en tus muertos… (Cago… sul latte/sul mare calmo/su tutto quello che si muove/sui tuoi morti)

Parentesi grammaticale: Ecco a voi i verbi riflessivi!

4. ¿Eres tonto o…?

Letteralmente: “Sei stupido o…?” Grandi maestri della creatività linguistica, gli spagnoli adorano tirar fuori dal cilindro le costruzioni più surreali che si possano immaginare, soprattutto quando si tratta di imprecare.

  • ¿Eres tonto o tiras piedras a los aviones? (Sei stupido o tiri sassi agli aerei?)
  • ¿Eres tonto o saltas muros de cristal para ver lo que hay detrás? (Sei stupido o salti i muri di vetro per vedere cosa c’è dietro?)

Parentesi grammaticale: Ora ne sapete di più sulle frasi interrogative. E non dimenticate il punto interrogativo al contrario!

5. Eres/Es más feo que…

Letteralmente: “Sei/è più brutto che…” Un’altra espressione che potete proseguire più o meno in qualsiasi modo.

  • Es más feo que El Fary comiendo limones. (È più brutto che El Fary mangiando limoni.)
  • Es más feo que el penal de Higuaín. (È più brutto che il carcere di Higuaín.)
  • Eres tan feo que haces llorar a las cebollas. (Sei così brutto che fai piangere le cipolle.)
  • Eres más feo que pegarle a un padre con un calcetín ‘sudao’. (Sei più brutto/peggio che picchiare un padre/un signore con un calzino sudato)

Parentesi grammaticale: Ora siete in grado di formulare frasi comparative con Es más…que o es tan…que.

6. Te voy a dar/pegar una hostia que…

Letteralmente: “Ti darò una sberla che…” Hostia, che sarebbe proprio l’ostia della comunione cattolica, può essere usata come esclamazione indipendente con il senso di “mer*a”, come in alcune regioni italiane. Spagna e Italia sono sorelle nella fede, in fin dei conti. Chiaramente, potete anche dire me cago en la hostia o es más feo que la hostia, se proprio volete toccare una corda sensibile. In quest’esempio, significa qualcosa come “Ti darò una sberla così forte che…” ed è uno dei nostri modi preferiti di imprecare in spagnolo. E più creativi si è, meglio è:

  • Te voy a dar una hostia que te vas a morir de hambre en el aire. (Ora ti do una sberla che morirai di fame stando in aria).
  • Te voy a dar una hostia que te dejaré la cara como un Picasso. (Ora ti do una sberla che ti lascio la faccia come un Picasso).
  • Te voy a pegar una hostia que te van a salir los dientes de la boca como palomitas. (Ora ti do una sberla che ti usciranno i denti dalla bocca tipo popcorn).

Parentesi grammaticale: Ora dovreste aver capito perfettamente come usare le subordinate con “que”.

7. Pagafantas, bocachancla, lameculos, peinabombillas, tocapelotas…

Parentesi grammaticale: Benvenuti nel mondo degli insulti in spagnolo formati da creative parole composte: ce ne sono letteralmente centinaia! Un pagafantas, dal verbo pagar (pagare) e la bibita Fanta è un uomo che offre sempre a una donna sperando di iniziarci una relazione, ma che alla fine non ne ricava nulla. Un bocachancla, da boca (bocca) e chancla (ciabatta) è una bocca larga, una boccaccia. Un lameculos, dal verbo lamer (leccare) e culo (culo) è, chiaramente, un leccaculo. Un peinabombillas, dal verbo peinar (pettinare) e bombillas (lampadine) è una persona ingenua e tonta. Un tocapelotas, dal verbo tocar (toccare) e pelotas (testicoli) corrisponde all’italiano “rompipalle”.

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