«Se non avessi imparato l’inglese e il tedesco non avrei il lavoro che ho e che adoro.»

Nata a Napoli e cresciuta a Portici, Antonella insegue la sua passione per l’urbanistica e l’architettura fino in Germania, dove vive da più di quattro anni. Lavora in un team internazionale per un’azienda di Berlino e la sua quotidianità professionale è tutta in inglese. E il tedesco? Una vera e propria sfida!
Antonella, architetto italiana intervistata da Babbel, lavora a Berlino e parla inglese e tedesco

Racconta! Come ti chiami e cosa fai nella vita?

Ciao! Mi chiamo Antonella e sono di Napoli. Faccio l’architetto e da quattro anni e mezzo vivo e lavoro a Berlino.

Quale lingua volevi imparare crescendo? Cosa ti ha motivato?

Ho sempre saputo di voler andare a vivere all’estero, dopo la laurea. Guardo molte serie tv americane, un passatempo che ha sempre alimentato la mia curiosità nei confronti di altri Paesi e spinto a voler scoprire come si vive fuori dall’Italia. Di conseguenza, la prima lingua che ho imparato è stata proprio l’inglese.

Quante lingue parli ora? Ne stai imparando qualcuna di nuova?

Parlo fluentemente l’inglese, che esercito quotidianamente e cerco sempre di arricchire con nuovi vocaboli. Il tedesco è la mia attuale sfida, che cerco di migliorare forse più per rispetto nei confronti della città in cui vivo che per reale necessità, visto che sul posto di lavoro parlo inglese. La mia seconda sfida invece è il turco, una lingua che forse sto imparando più per gioco e curiosità grazie al mio fidanzato, che cerca di insegnarmi qualcosa di nuovo.

Le lingue sono state assolutamente indispensabili, sia nella mia vita professionale che personale.

Parliamo un po’ del ​​rapporto tra la tua vita professionale e la tua vita personale. Le lingue giocano o hanno giocato un ruolo?

Le lingue sono state assolutamente indispensabili, sia nella mia vita professionale che personale. Se non avessi imparato l’inglese e il tedesco non avrei il lavoro che ho e che adoro, e che mi ha portata in una città che continua stupirmi per la sua follia. Anche la mia vita sentimentale è stata inevitabilmente influenzata, a volte in bene e a volte in male, dal conoscere e parlare altre lingue.

Sul posto di lavoro parli inglese. Come ti trovi? Quanto è importante essere fluenti e attenti alla forma?

Credo che quando si parla una lingua che non è la propria, sia inevitabile farsi cogliere dalla passione del momento e commettere qualche errore, pur mantenendo il contenuto e il senso di quello che si vuole dire. Quando però si tratta di capire come sviluppare un’idea insieme, questo tipo di faccia a faccia è sicuramente preferibile ad uno scambio di mail asettiche. Anche e soprattutto in un contesto lavorativo.

Esprimere quello che penso e quello che sono è molto importante per me da un punto di vista professionale e quindi lo faccio anche in inglese, a volte anche a discapito della correttezza grammaticale.

Istintivamente, invece, quando scrivo in un’altra lingua sono molto più attenta alla forma.


Ti ricordi la prima volta in cui hai avuto la sensazione di essere veramente in grado di parlare la lingua con scioltezza? 

Ho iniziato a studiare l’inglese in seconda elementare, ma trascorrendo l’estate in una zona molto turistica ho avuto i miei primi contatti “extrascolastici” con le lingue straniere già molto presto, intorno ai 7/8 anni. Cercavo sempre di aiutare i turisti che non parlavano italiano dando indicazioni, e provando a farmi capire in qualche modo. Ma questo si può quasi considerare un gioco. 

Un episodio che invece ricordo mi rese veramente orgogliosa dei miei progressi con le lingue risale al 2015. Mi trovavo in Cina e durante un’escursione di gruppo alla Grande Muraglia una coppia di turisti americani mi fece i complimenti per il mio inglese. All’epoca vivevo ancora in Italia e non avevo molte opportunità di mettere in pratica la lingua, fu molto motivante.

Imparare una nuova lingua ha cambiato il modo in cui ti vedi nel mondo?

La consapevolezza di conoscere altre lingue, e la prospettiva di poterne imparare altre, mi ha sicuramente permesso di fare degli azzardi nella vita, che forse non avrei fatto altrimenti. Come lasciare tutto, trasferirmi, vivere e lavorare in un altro Paese.

L’umorismo è uno strumento potente. Imparare una nuova lingua ti ha in qualche modo influenzato in questo senso? 

Ho imparato che l’umorismo a volte può fare la differenza e per questo è importante renderlo parte integrante della propria comunicazione in lingua. Va però usato e dosato nel modo giusto, dimostrando autoironia, apertura e sensibilità verso le cose nuove, ma senza sembrare debole.

Hai mai fatto finta di capire una conversazione in un’altra lingua? Come è andata? 

Si parlava giusto di umorismo… ahimè, capita spesso! 

Di solito, per un po’ riesco a tenere testa alla conversazione ma inevitabilmente arriva il punto in cui qualcuno fa una battuta che io non colgo e sono l’unica a non ridere! Ovviamente questo capita durante conversazioni in tedesco, lingua nella quale ancora non sono esattamente fluente.

C’è un errore che continui a fare in un’altra lingua? 

Non mi saranno MAI chiare tutte le declinazioni e le concordanze dei casi grammaticali in tedesco… il più delle volte vado ad intuito e ancora devo capire se sbaglio o meno!

Se potessi viaggiare indietro nel tempo e darti consigli sul come imparare e utilizzare la lingua che hai imparato, cosa diresti?

Un metodo che davvero mi ha aiutato a migliorare l’inglese è stato guardare film e serie tv in lingua originale. Certo, all’inizio usavo i sottotitoli, ma poi pian piano… Considerato il mio rapporto con il tedesco, credo quindi che alla me stessa del passato direi di guardare più puntate di Tatort (ndr. popolare serie tv tedesca) ehehehe! No, scherzo: le direi di fare tanta tanta pratica, senza farsi preoccupazioni e aver paura di sbagliare!

Antonella lavora come architetto per un’azienda di Berlino, dove vive da più di quattro anni. Nata a Napoli e cresciuta a Portici, guarda le città con occhi curiosi, affascinata dagli incastri dei palazzi e dagli intrecci di strade e piazze, meraviglioso ed intricato prodotto di secoli di storia. Dopo la laurea in architettura conseguita a Napoli e 3 anni di esperienza in uno studio di Portici, si trasferisce in Germania, forte di una buona conoscenza dell’inglese, passione linguistica che coltiva da sempre.
Antonella Romano lavora come architetto per un’azienda di Berlino, dove vive da più di quattro anni. Nata a Napoli e cresciuta a Portici, guarda le città con occhi curiosi, affascinata dagli incastri dei palazzi e dagli intrecci di strade e piazze, meraviglioso ed intricato prodotto di secoli di storia. Dopo la laurea in architettura conseguita a Napoli e 3 anni di esperienza in uno studio di Portici, si trasferisce in Germania, forte di una buona conoscenza dell’inglese, passione linguistica che coltiva da sempre.

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