Che cosa sono il riocontra e il trancorio

Un gergo nato negli anni ’80 che era quasi sparito sta vivendo una nuova giovinezza.
Un sottopassaggio con graffiti | Cos'è il riocontra?

Se masticate un po’ di francese, o se la cultura francese vi è familiare, avrete probabilmente sentito parlare del “verlan”. Questa variante gergale è nota per la sua caratteristica in cui l’ordine delle sillabe viene cambiato (e così famille diventa mifa, tomber diventa béton e fête diventa teuf; tecnicamente si tratta di metatesi sillabica) e ha un’origine misteriosa e molto dibattuta. Quel che è certo è che a partire dagli anni ’80 si è diffusa in tutto il paese. Quello che in molti non sanno è che intorno a quegli anni, in Lombardia, avveniva un fenomeno linguistico molto simile, che ha preso nomi diversi a seconda della zona: il riocontra e il trancorio. Di cosa si tratta?

Il verlan suona così.

Il riocontra e il trancorio, ossia il verlan lombardo

Le origini

Partiamo dai nomi. Riocontra, come forse qualcuno avrà già notato, non è altro che “contrario”… scritto al contrario. Anche in questo aspetto, il riocontra ricalca il suo cugino francese, perché verlan altro non è che à l’envers (= al contrario) scritto appunto al contrario. Lo stesso vale per trancorio, che però mescola l’ordine delle lettere ina una maniera più netta.

Si è discusso a lungo sull’origine di questi due gerghi e non c’è una versione definita sul luogo e la data di nascita (ci torneremo). Il riocontra pare sia nato a Milano, alla fine degli anni ’70 o forse a inizio degli anni ’80. Per quanto riguarda il trancorio, invece, gran parte delle fonti individuano in Mompiano, una frazione di Brescia, la sua zona di nascita. Si sa che, pian piano, quest’uso si diffuse ampiamente, per poi scemare negli anni ’90, quando forse l’effetto novità era ormai svanito e veniva ormai percepito come un gergo fuori moda, non più al passo dei tempi.

(Leggi anche: Quali sono le lingue parlate in Italia?)

Qualche esempio? Chiovve per vecchio, tapo per pota (la celeberrima esclamazione che si usa nel bergamasco ma anche nel bresciano), stoqque per questo, drema per madre, eccetera. La funzione del riocontra e del trancorio, similmente al verlan, è facile da intuire: il loro aspetto criptico li rende assimilabile a un linguaggio in codice che non è accessibile a tutti. E non è un caso che siano stati i più giovani a inventarlo, per mettersi al riparo dalle orecchie indiscrete delle autorità, che fossero i genitori o i professori poco importa.

Il riocontra arriva in tv (e non solo)

La fama del riocontra e del trancorio, pur essendo forse passeggera, non fu comunque irrilevante, tanto che questo gergo arrivò addirittura in televisione e, udite udite, al cinema! Nel 1983, nel film Il ras del quartiere di Carlo Vanzina, Jena, il personaggio interpretato da Mauro di Francesco, spiega a Domingo (Diego Abatantuomo), come funziona questo “gorge”:

«Al contrario. È un modo tosto per esprimersi. Treno diventa notre. Casa, saca. Cinque, quinci. È un modo per parlare senza farsi capire. È un gorge, un gergo».

Uno dei suoi ambasciatori più convinti era Guido Nicheli, attore bergamasco che apparve in tantissimi film e telefilm (tra cui la popolarissima serie di Italia 1, I ragazzi della terza C) e popolarizzò la figura del “cumenda”, l’imprenditore lombardo. Nicheli era talmente legato a questa particolare forma di espressione che cominciò a farsi chiamare Dogui, anagramma del suo nome di battesimo: perfino la sua tomba riporta il suo soprannome.

Ad ogni modo, finiti gli anni ’80 finirono le fortune del riocontra e del trancorio, ma alcune sacche di resistenza sono rimaste e queste forme gergali (o arlot) non sono del tutto spariti, anche se ormai si tratta più che altro di un vezzo che in pochi si concedono. I bresciani delle nuove generazioni, per esempio, pur non essendo completamente all’oscuro di questa bizzarra usanza, sono raramente consapevoli della sua origine.

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È nato prima il riocontra o il trancorio?

Un dibattito molto acceso

Ora tocca però affrontare la questione più spinosa, il cosiddetto elefante nella stanza. Chi ha inventato davvero questa versione italiana del verlan? Non c’è infatti unanimità sulla data di nascita del trancorio e lo stesso vale per il riocontra. A dire il vero, i confini sono molto labili e confusi, è possibile che i fenomeni siano nati parallelamente ma è anche plausibile ipotizzare che si tratti, in fondo, di un solo fenomeno che viene rivendicato, nel più classico dei litigi campanilistici, da province diverse. Si tratta di fenomeni spontanei e dal basso, non certo nati in seno a un accademia. È quindi difficile, se non impossibile, rintracciarne le origini. Di sicuro, è successo.

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Il riocontra oggi

A far pendere la bilancia dalle parti del riocontra, posto che i due fenomeni siano autonomi e scollegati, è il revival che questo gergo sta sperimentando negli ultimi anni. Se ne parla sempre più spesso nei giornali, è diventato l’argomento di un libro, “Il riocontra illustrato”, viene usato dai rapper milanesi come Nerone e Rkomi. L’album più venduto in Italia nel 2021, “Taxi Driver”, è proprio opera di Mirko Manuele Martorana, per tutti Rkomi, un ulteriore segno che il riocontra sta vivendo una nuova giovinezza, tant’è che il rapper milanese è stato invitato a Sanremo a concorrere tra i big.

Prima di Nerone e Rkomi, anche Marracash aveva usato il riocontra in una sua canzone.

Dopo aver spopolato negli ‘anni 80 ed essere praticamente spariti negli anni ’90, non è che questa tradizione stia per tornare in voga, come successo per innumerevoli altri fenomeni degli eighties, dalle Superga ai pantaloni a vita alta? Chissà, non sarebbe la prima volta.

Insomma, trattandosi di un fenomeno spontaneo e molto limitato nel tempo, è impossibile tracciare dei confini netti e dire esattamente cosa è successo, come e quando. Quel che è certo è che un’usanza diffusa principalmente tra i giovani di una zona molto limitata d’Italia riuscì ad affermarsi in una maniera sorprendente. Poco importa che adesso il riocontra e il trancorio siano stati quasi del tutto dimenticati: quello è il destino di qualsiasi fenomeno culturale emerso negli anni ’80 e gran parte del loro fascino risiede proprio in questa breve ma intensa durata.

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