Le maschere di Carnevale italiane (e da dove vengono i loro nomi)

La storia del Carnevale è anche la storia di Arlecchino, Colombina e di tante altre maschere regionali della commedia dell’arte: scoprite con noi quali sono e perché si chiamano così.
Illustrazione che rappresenta alcune maschere di Carnevale regionali che appartengono alla tradizione della commedia dell'arte.

Carnevale coincide, soprattutto durante l’infanzia, con il momento in cui ci si traveste e si indossano i panni di qualcun altro. Alcuni preferiscono i travestimenti originali, altri ignorano questa usanza e rimangono “in borghese”, altri ancora si rivolgono alle maschere classiche e si immedesimano nei panni di Arlecchino, Colombina eccetera. Prima di scoprire quali sono le più famose maschere di Carnevale italiane e alcune curiosità sul loro conto, però, viene naturale domandarsi: che cosa sono di preciso, queste maschere regionali, da dove vengono e perché si chiamano così?

Guida alle maschere di Carnevale

Il termine “maschera” ha più di 30 accezioni. Una di queste è quella di cui parliamo in quest’articolo: non l’oggetto in sé che copre parzialmente o totalmente in faccia (o meglio: non solo), ma personaggi stilizzati che portano sempre gli stessi costumi e si comportano in maniera codificata.

Per esempio, Balanzone è un personaggio pedante e presuntuoso, Brighella e Arlecchino sono dei servitori scaltri, Pantalone è il mercante avaro eccetera. Queste maschere di Carnevale italiane sono legate indissolubilmente alla storia del teatro italiano ed europeo, in particolar modo alla cosiddetta “commedia dell’arte”, una forma teatrale che non prevedeva dei copioni, ma dei “canovacci”, ossia delle indicazioni di massima su cui gli attori dovevano poi improvvisare. I loro nomi, poi, ci suggeriscono qualcosa sulla cultura di allora. Ma vediamole nel dettaglio!

Infografica che presenta le più importanti maschere di Carnevale regionali d'Italia.

Le più belle maschere di Carnevale italiane (e perché si chiamano così)

Pulcinella

Sebbene la “maschera” sia nata nel ‘600, il Pulcinella vestito di bianco risale a due secoli dopo. In realtà il suo aspetto è cambiato spessissimo nel corso dei secoli (basti pensare che il pittore veneziano Giovanni Domenico Tiepolo, che l’ha dipinto varie volte, lo raffigurava a volte con una maschera bianca, a volte con una maschera nera). Ma le caratteristiche di questo personaggio della cultura napoletana sono sempre state le stesse, a volte in contraddizione: sciocco e astuto, pigro e sfrontato, chiacchierone e goffo. Sempre e comunque nemico dei ricchi e dell’avarizia.

Per quanto riguarda l’origine del nome Pulcinella, non c’è molta certezza. Secondo alcuni, la sua voce e il naso che ricorda un becco suggeriscono che “Pulcinella” voglia dire “piccolo pulcino”. Secondo altri, Pulcinella ricalca uno dei più diffusi cognomi napoletani dell’epoca, Pulcinello.

Una rappresentazione di Pulcinella (al centro) nel quadro di Giovanni Domenico Tiepolo, Ballo in campagna (1755 circa)

Colombina

Colombina è una serva veneziana, le cui caratteristiche la rendono davvero unica: fino alla sua comparsa, i personaggi femminili erano sciocchi e piatti. Colombina, così come il suo fidanzato, è invece molto astuta e vivace, astuzia che le torna sempre utile per evitare le avance dei ricchi veneziani che le mettono spesso gli occhi addosso. A differenza delle altre maschere regionali, Colombina non porta una maschera.

Secondo il dizionario di Treccani, tra i significati della parola “colombina” c’è anche “ragazza o giovane donna candida, ingenua, o che ostenti innocenza e candore soltanto apparenti” e sarebbe questa, quindi, l’origine del nome di questa maschera.

Arlecchino

Nativo bergamasco e veneziano di adozione: Arlecchino è una delle maschere di Carnevale italiane più note. Scaltro e solitamente senza un quattrino, questo personaggio nasce da due tradizioni distinte: quella dello Zanni bergamasco (di cui Dario Fo dà una rappresentazione magistrale nel suo capolavoro, Mistero Buffo) e quella di vari personaggi farseschi di origine francese.

Ma perché Arlecchino si chiama così? Per quanto riguarda l’origine del suo nome, abbiamo qualche certezza in più rispetto alle altre maschere: pare infatti assodato che “Arlecchino” sia un calco dal francese antico “hellequin” o “harlequin”, una figura diabolica che faceva parte delle rappresentazioni medievali.

Pantalone

L’importanza di alcune maschere di Carnevale si può intuire anche da alcune espressioni della nostra lingua: il “segreto di Pulcinella” per esempio (ossia un segreto che segreto non è, che è a conoscenza di tutti) e “Tanto paga Pantalone!” Quest’ultima frase riassume perfettamente lo spirito di Pantalone, altra notissima maschera di Carnevale veneziana. Spesso raggirato da Arlecchino, Pantalone, che è tanto ricco quanto avaro, si ritrova suo malgrado a dover pagare e oggi quell’espressione è diventa proverbiale, spesso usata in maniera scherzosa ma a volta anche in tono amaro.

Come detto, Pantalone è una maschera tipicamente veneziana e il nome stesso lo indica: San Pantaleone era infatti uno dei santi più venerati a Venezia, tanto che i veneziani stessi venivano chiamati “pantaloni”.

Dottor Balanzone

Il dottor Balanzone, invece, è un avvocato di Bologna, e il suo nome indica anche la sua professione dato che “balanza” in bolognese significa “bilancia”, simbolo della giustizia. È pedante e un so-tutto-io, una specie di azzeccagarbugli che si vanta delle sue infinite conoscenze.

Brighella

Infine, tra le maschere italiane di Carnevale più note, non poteva mancare Brighella, anche lui originario di Bergamo come il suo compare Arlecchino. Ma al contrario di Arlecchino, Brighella non fa il servitore, anzi. La sua indipendenza, unita alla sua fama di attaccabrighe (da cui il nome) lo cacciano spesso nei guai, dai quali è abile a tirarsi fuori con stratagemmi ingegnosi.

Altre maschere italiane regionali meno note

Oltre a questi famosissimi personaggi, comunque, esistono molte altre maschere di Carnevale regionali. In sostanza, ogni regione ha la propria ed è probabile che, se non siete famigliari con certe zone, non ne abbiate mai sentito parlare. Al Sud Italia, oltre a Pulcinella, ci sono: Farinella (Puglia), i Mamuthones (Sardegna), Peppe Nappa (Sicilia), i ‘rumit, cioè gli eremiti (Basilicata) e Giangurgolo (Calabria). In Centro Italia troviamo Frappiglia (Abruzzo), il Rugantino (Lazio: questa figura in realtà è tutt’altro che poco nota, essendo protagonista di varie commedie teatrali), il Vulon (Marche), Bartoccio (Umbria) e Stenterello (Toscana). Al Nord, oltre ad Arlecchino, Brighella, Colombina, Pantalone e Balanzone, troviamo Gianduia (Piemonte) e Capitan Spaventa (Liguria).

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