Le lingue musicali più famose

Quando le lingue hanno a che fare con toni e dinamica (e con i fischi). Ma non solo. Anche con il progressive e il post-rock. Ecco qualche esempio di lingue musicali.
Lingue musicali

Sarebbe interessante il caso di una lingua che possa essere parlata esclusivamente se musicata, con il canto, ad esempio. Un sistema fatto di segni fonetici che senza melodia perderebbero il potere significante, e di conseguenza il significato.

Senza viaggiare troppo con la fantasia (e senza soffermarsi sui casi più noti come il Solresol o l’Eaiea) ecco qualche caso di lingua che adotta elementi tipicamente musicali per funzionare. Un buon compromesso rispetto quanto si fantasticava poco sopra.

Le lingue tonali

Le lingue tonali sono quelle lingue in cui ci sono vocali, consonanti, ma anche toni. In queste lingue, infatti, le sillabe possono essere pronunciate in diversi modi e ognuno di questi può cambiarne il significato.

Si può parlare di principio musicale poiché il parlante è obbligato a fare i conti con note alte, basse, intermedie, con la dinamica e l’intonazione del suono (crescente, calante, di rimbalzo, statico). È un po’ come se i parlanti dovessero cantare per comunicare.

Il cinese mandarino è un caso tra i più noti: le sillabe possono essere pronunciate con quattro toni diversi. Ci sono poi il vietnamita, il birmano, il thai (cinque toni per sillaba), il cantonese (nove toni!). Nella lingua lao ad esempio (del Laos, sei toni per sillaba) la parola sao può significare “ragazza”, “mattino”, “colonna” o “venti” a seconda dell’intonazione. Cambiare tono equivale quindi a un cambio di consonante nelle lingue non tonali: nice/dice – (gentile/dado) o ancora, gatto/tatto.

Lingue tonali si trovano soprattutto in Asia e in Africa. Ci sono casi anche nelle Americhe (le lingue apache ad esempio). Degli studi hanno stabilito che la localizzazione di queste lingue dipende dal clima. Si trovano infatti nelle aree più umide del pianeta: pare che l’umidità favorisca una maggiore precisione (e predisposizione) nell’uso delle corde vocali.

Il linguaggio dei fischi

Il Silbo Gomero è un’antica lingua dell’isola di La Gomera, nelle Canarie. La sua particolarità: è fischiata. Fu portata sull’isola da coloni africani e fu poi utilizzata per secoli dagli spagnoli che nel XV secolo si insediarono a La Gomera. Il principio di funzionamento è semplice: i fischi riproducono i suoni dello spagnolo, delle sue sillabe e dei suoi accenti.

Il Silbo nacque per favorire la comunicazione a distanza, da una vallata all’altra, principalmente tra i pastori della zona: il fischio arriva più lontano di un grido e i messaggi sono più comprensibili. Negli anni Cinquanta era usata dai locali anche per segnalare l’arrivo della Guardia Civil in cerca di uomini da arruolare.

Con lo spopolamento dell’isola e lo sviluppo di mezzi e vie di comunicazione questa lingua cadde in disuso, soprattutto tra gli anni Settanta e gli Ottanta. Dal 1999 è diventata patrimonio immateriale dell’Unesco e oggi, a La Gomera, è insegnata nelle scuole. La si può sentire anche nei ristoranti della zona che offrono dimostrazioni pratiche per intrattenere i turisti.

Ma non solo il Silbo Gomero. Il chinantecan è una lingua fischiata parlata dai Matazechi, popolo delle montagne di Oaxaca, in Messico. E ancora, il linguaggio “degli uccelli” di Kuşköy, in Turchia.

Ma non solo toni e fischi, nelle lingue musicali. Il mondo del progressive e del post-rock regala casi altrettanto interessanti.

Il Kobaiano

È una lingua inventata da Christian Vander, batterista della band prog-rock francese Magma. Il kobaiano è utilizzato in gran parte delle loro composizioni. Nell’opera dei musicisti francesi, è la lingua parlata sul pianeta Kobaia (che è anche il nome dell’album di esordio) dove si sarebbero trasferiti alcuni abitanti della terra. È stata creata alla fine degli anni Sessanta in fede a un principio di avanguardia e rinnovamento degli schemi di composizione, musicali e linguistici. I nove album successivi narrano la saga del pianeta. Ovviamente in kobaiano.

Hopelandic (o Vonlenska)

Un’altra band ha forgiato un linguaggio ad hoc per la propria musica. Sono gli islandesi Sigur Rós. La lingua che spesso usano all’interno delle composizioni è chiamata hopelandic (vonlenska in islandese) ed è un sistema, come il kobaiano, puramente fonetico e non-semantico. Il cantante prese a utilizzarlo per la musicalità delle parole, quando le canzoni ancora non possedevano un testo. Semplicemente, un mezzo per usare la voce come strumento musicale. Ecco un esempio:

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