Le parole che state pronunciando male senza saperlo

Per esempio, queste qui le chiamate amàche o àmache?
Due amache | Errori di pronuncia in italiano

Una cosa che si sente spesso ripetere, ed è vera anche se non del tutto, è che l’italiano si pronuncia come si scrive. Tutta un’altra storia, rispetto al francese o al tedesco, giusto? Giusto, ma con le eccezioni del caso. Per esempio, quando la z si trova tra due vocali deve sempre essere raddoppiata: si dice ozzono, non ozono; nazzione, non nazione; lazzo, non lazo; e così via. Gli errori di pronuncia in italiano, però, sono abbastanza facili da individuare e correggere.

Quasi tutte queste eccezioni, come la i non accentata che non dev’essere pronunciata se segue c, g, sc o gn, sono ovvie per chi è di madrelingua italiana, lo sono un po’ meno per chi lo sta imparando. Ad ogni modo, eccettuati questi pochi casi, si può affermare che l’italiano, a differenza di tante altre lingue, pone davvero pochi problemi per quanto riguarda la pronuncia.

Ma, c’è sempre un ma.

Ci sono vari termini che anche gli italiani stessi pronunciano nel modo scorretto. La stragrande maggioranza dei madrelingua non è nemmeno a conoscenza di questi errori, esattamente come è normalissimo per molte persone usare il piuttosto che in maniera disgiuntiva o dire quant’altro al posto di eccetera. Ma quali sono questi termini?

Gli errori di pronuncia in italiano più comuni

Vàluto o valùto?

Voce del verbo valutare, cioè “determinare il valore di qualcosa”, “stimare”. Possiamo scommettere che gran parte di voi metterebbero l’accento sulla a, eppure la corretta pronuncia sarebbe quella piana: vàluto e non valùto, perché la forma latina aveva appunto l’accento sulla u. Ma non si tratta di un fenomeno particolarmente strano: la ritrazione dell’accento, cioè lo spostamento dell’accento verso l’inizio della parola, accade piuttosto spesso e avviene perché si imita la pronuncia di una parola simile ed è all’origine di molti errori di pronuncia in italiano di cui non sospettavate nemmeno l’esistenza.

Pronuncia corretta: valùto

Pùdico o pudìco?

Un caso praticamente identico è quello di pudico, ovverosia “ciò che è caratterizzato da una schiva modestia”. La pronuncia più comune (“pùdico”) è anche quella sbagliata e anche qui c’è stato uno spostamento dell’accento verso la sillaba precedente. Ma la pronuncia corretta sarebbe “pudìco” e l’ipotesi prevalente tra gli studiosi della lingua è che gran parte degli italiani preferiscano l’altra pronuncia perché la parola è molto simile a “ludico”, che ha l’accento sulla u.

Pronuncia corretta: pudìco

Utènsile o utensìle?

Anche questo caso è molto dibattuto, perché se è vero che una maggioranza predilige utènsile, è anche vero che non sono pochi quelli che pronunciano utensìle. Tecnicamente entrambe le pronunce sono corrette, ma a seconda della posizione dell’accento, la parola assume un significato leggermente diverso. Utènsile, la pronuncia più diffusa, in realtà non indica un sinonimo di attrezzo, ma è un aggettivo: una macchina utènsile, per esempio, significa che la macchina in questione ha un uso pratico. Se invece volete usare la parola che raggruppa i cacciaviti, i martelli, i chiodi eccetera, dovreste usare la parola piana, cioè con l’accento nella penultima sillaba: untesìli, quindi.

Pronuncia corretta: utènsile (aggettivo), utensìle (sostantivo)

Evàpora o evapóra?

Vapóre ha l’accento sulla o, pochi dubbi. E allora perché si dice evàpora? Beh, non si dovrebbe, visto che è sbagliato. Non c’è una spiegazione del perché si sia affermata la pronuncia con l’accento sulla a. Ma che evapóra sia quella corretta è fuor di dubbio: così era pronunciato in latino e la pronuncia di vapore conferma che gran parte di noi si sbaglia. Eppure, in tv, nei film, per strada e in laboratorio la versione che sentirete più spesso è evàpora: uno degli errori di pronuncia in italiano più comuni e anche uno dei più misteriosi.

Pronuncia corretta: evapóra

Persuàdere o persuadére?

Persuadere: “ottenere il consenso o l’approvazione di qualcuno”. In questo caso non c’è una netta prevalenza dell’una o dell’altra forma e perciò è davvero difficile ricordarsi la forma corretta. Siccome l’indicativo presente ha l’accento sulla a (io persuàdo, tu persuàdi…) molti italiani si fanno trarre in inganno e pensano che l’infinito sia persuàdere. Ma è sbagliato: persuadere deriva dalla forma latina suadēre, che avendo una vocale lunga nella penultima sillaba era quindi pronunciata con l’accento sulla e. Ricordatevelo, la prossima volta che dovrete… persuadere qualcuno sulla posizione dell’accento!

Pronuncia corretta: persuadére

Amàca o Àmaca?

Uno dei casi più famosi è anche uno dei più facili da risolvere: arrivato in italiano dallo spagnolo (“hamaca”), che a sua volta l’ha preso in prestito dal caribico “hammaka”. E nella lingua caraibica, l’accento è inequivocabilmente sulla seconda a. Ciò non toglie che àmaca sia molto diffuso, e la ragione sta nella ritrazione dell’accento di cui abbiamo accennato più sopra.

Pronuncia corretta: amàca

Cùculo o cucùlo?

Forse uno degli errori di pronuncia in italiano più comuni e non è difficile immaginare perché si sia affermata la versione scorretta. La versione con l’accento sulla seconda u è, come dire, un po’ spiacevole ed è quindi più che probabile che i parlanti italiani abbiano applicato il meccanismo dell’analogia, ma all’inverso. Per evitare che parola suonasse troppo simile ad un altro termine poco elegante, è plausibile che si sia spostato l’accento verso l’inizio della parole per evitare imbarazzanti fraintendimenti.

Pronuncia corretta: cucùlo


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