Che lingua si parla nei Paesi Bassi?

E poi: perché in Italia diciamo “Olanda” e il resto del mondo dice “Paesi Bassi”?
Un gruppo di persone in bicicletta in un giorno autunnale

I Paesi Bassi offrono molto di più dei mulini a vento, degli zoccoli di legno e della passione (o, meglio, quasi l’ossessione) per i prodotti caseari. Se da un lato è vero che, nelle aree più turistiche, ve la potete cavare semplicemente utilizzando l’inglese, vale comunque decisamente la pena di ritagliarsi del tempo per approfondire la lingua locale. Ma lo sapete che lingua si parla nei Paesi Bassi? La risposta è l’olandese, la terza lingua germanica più parlata al mondo, dopo l’inglese e il tedesco.

Non bisogna dimenticare che i Paesi Bassi sono una monarchia costituzionale, che include non solo un territorio in Europa, ma anche alcuni territori nel mar dei Caraibi. All’interno di questo regno, si parlano molte lingue e molti dialetti, sia ufficiali che non, come il papiamento o il frisone occidentale. Molte persone usano regolarmente anche la lingua dei segni olandese. Diamo un’occhiata più da vicino ai vari modi in cui le persone comunicano nei Paesi Bassi. 

Come si chiama la lingua parlata nei Paesi Bassi?

La lingua italiana, con una sineddoche (ossia riferendosi a una parte per indicare il tutto), ha adottato il termine “Olanda”, che si riferisce a una specifica regione, per indicare tutti i Paesi Bassi. Stesso discorso per la lingua: il termine “olandese” viene usato per indicare la lingua nella sua totalità.

Esiste però anche il termine “nederlandese” o “neerlandese”, più simile al termine olandese Nederlands, che indica la lingua a livello sovraregionale. C’è poi il termine “fiammingo”, che sta ad indicare la variante della lingua parlata in Belgio

L’olandese appartiene al ramo germanico occidentale dell’albero genealogico proto-germanico: proseguendo dunque con l’analogia della famiglia, dal punto di vista linguistico, il tedesco è suo fratello, mentre l’inglese è suo cugino. 

L’olandese antico ha iniziato ad evolversi, tramutandosi in olandese medio e poi moderno, all’incirca nello stesso periodo in cui in Italia si affermava la cosiddetta lingua volgare; oggi viene parlato, sia come lingua madre che come seconda lingua, da circa 29,5 milioni di persone (fonte: Ethnologue). Nei territori del Regno dei Paesi Bassi, l’olandese standard viene utilizzato per tutte le questioni ufficiali. 

I dialetti dei Paesi Bassi in Europa e le lingue delle minoranze

Oltre al diffuso olandese standard, esistono vari dialetti, che possono essere raggruppati essenzialmente in tre sottogruppi: frisone occidentale, basso sassone e basso francone. Il dialetto olandese basso francone, per esempio, è il dialetto più comune nei Paesi Bassi e possiamo ritrovarlo nelle aree urbanizzate, come quella di Amsterdam. 

Nonostante ciò, non tutti questi dialetti sono formalmente riconosciuti e l’uso di molti di essi nella vita quotidiana è in costante declino. 

Inoltre ci sono tre lingue minoritarie che sono ufficialmente protette: il prevalente limburghese sud-orientale, seguito dal frisone occidentale e dal basso sassone olandese.Di fatto, la provincia settentrionale della Frisia viene gestita in maniera bilingue, sia in olandese che in frisone occidentale (una delle tre lingue frisoni, appartenenti al ramo germanico occidentale).

Tra olandese e inglese esistono delle somiglianze e il frisone occidentale è solitamente considerato l’anello di congiunzione tra queste due lingue. 

Il Regno dei Paesi Bassi

Finora abbiamo discusso delle lingue parlate nei territori europei dei Paesi Bassi, ma che lingue si parlano, invece, nei territori del Regno situati nei Caraibi?

Il Regno dei Paesi Bassi è costituito, oltre che dal territorio dei Paesi Bassi in Europa, anche da altre tre nazioni (Aruba, Curaçao e Sint Maarten) e da altrettante municipalità speciali (Bonaire, Saba e Sint Eustatius).  In tutti e sei i territori, l’olandese è la lingua ufficiale della burocrazia, ma non è la lingua universalmente parlata nella vita di tutti i giorni in nessuno di essi. 

In tutti questi territori le società possono essere considerate poliglotte, infatti vi si utilizzano più o meno intensivamente diverse lingue: papiamento, inglese, spagnolo, portoghese, francese e olandese. 

Visitando Aruba, Bonaire o Curaçao, è molto probabile che si senta parlare in papiamento, una lingua creola iberica, che consiste in una fusione di spagnolo e portoghese, con influenze provenienti dall’olandese e dall’Africa occidentale. 

Attraverso varie leggi, i parlamenti di queste isole hanno volutamente scelto il papiamento, e non l’olandese, come la lingua principale utilizzata per l’istruzione primaria (solo altri due Paesi hanno scelto le lingue creole come lingue ufficiali di apprendimento per l’alfabetizzazione a scuola).

Saba, Sint Marteen e Sint Eustatius, invece, hanno adottato l’inglese come lingua preferita. Saba ha il proprio creolo basato sull’inglese, l’inglese di Saba, mentre a Sint Maarten lo spagnolo viene parlato da più persone rispetto all’olandese. 

Dato che il Regno dei Paesi Bassi è un retaggio dell’imperialismo europeo, questo è un buon momento per sottolineare che il colonialismo olandese ha avuto profonde conseguenze sui suoi territori non solo solo dal punto di vista sociale, politico ed economico, ma anche linguistico.

Prendiamo ad esempio l’Afrikaans, di derivazione olandese. Anche se oggi il Sudafrica e la Namibia sono paesi indipendenti, questa lingua, nata in seguito all’occupazione olandese, è viva e in salute ancora adesso. 

Ce la si riesce a cavare nei Paesi Bassi senza parlare l’olandese?

L’olandese è visto da alcune persone come una bizzarra mescolanza di inglese e tedesco ed, effettivamente, presenta alcune parole che hanno un suono leggermente diverso, ma che sono comprensibili da chi parla queste lingue. 

Se conoscete l’inglese, ma non riuscite comunque a capire l’olandese, non temete: il 90% della popolazione conosce l’inglese. 

Non solo, il multilinguismo, nei Paesi Bassi, è la norma, non una situazione eccezionale. Inoltre, molte persone parlano il tedesco (71%) e il francese (29%). Altre lingue diffuse sono l’indonesiano, l’arabo marocchino, l’hindustani caraibico, lo sranan tongo, il tarifit e il turco, principalmente a causa dell’immigrazione. C’è anche una specifica lingua dei segni olandese (Nederlandse Gebarentaal), che è stata riconosciuta ufficialmente a settembre del 2020.

Questo articolo è apparso originariamente nell’edizione inglese di Babbel Magazine.

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