Lo “spettro” dell’amore nella Grecia antica

Il lessico degli antichi latini e greci è molto ricco: sapete quante sfumature dell’amore distinguevano i greci nell’antichità? Scopriamo insieme le parole per dirlo!
Amore antica Grecia

Abbiamo visto come, almeno per noi, bacio sia il gesto più semplice, naturale e istintivo per manifestare un sentimento di affetto o amore – nel suo ampio spettro di intensità e molteplici sfumature: gli antichi, in particolare gli Antichi greci, da Platone in avanti, usavano principalmente tre termini: eros, philia e agape, ma distinguevano almeno otto sentimenti e legami affettivi differenti, benché non sempre fossero ben definiti e delineati, anzi.

  • Eros (έρως -ωτος, ὁ)

Alla base, troviamo l’archetipo dell’amore terreno e carnale, quello dominato dall’eros: il desiderio. Nella religione greca, Eros (Ἔρως) era il dio dell’amore fisico e del desiderio di possesso. Sembra che l’etimologia del termine derivi dal verbo ἔραμαι (desiderare, amare)  e che la sua figura risalga all’epoca pre-classica. Esiodo, tra le fonti più lontane (700 a.C.) sostiene che fu tra le prime divinità a nascere dal nulla, dopo il Caos generatore, Gaia (la Madre Terra) e Tartaro (l’Abisso). Platone affronta il grande tema di Eros nel Simposio, composto dopo la metà del IV secolo a.C., racconta il suo concepimento (da Poros, l’astuzia e Penìa, la povertà) proprio durante i festeggiamenti per la nascita di Afrodite e dispiega la teoria sulla sua vera natura, semidivina: «Eros è dèmone potente», intermediario tra intelligibile e sensibile, mancanza e tensione verso l’assoluto. Irrazionale. In un dialogo della maturità, il Fedro, Platone torna e insiste sul tema, affrontando anche quello della bellezza.

Innumerevoli sono le sembianze di Eros, altrettanti sono i racconti delle sue origini. Alcuni lo dicevano discendente di Hermes, il dio messaggero, ma la storia più accreditata tra gli antichi lo riconosceva come figlio di Afrodite, dea dell’amore e della sensualità e Ares, dio della guerra: Eros era un giovane beffardo, inquieto, crudele e con ali d’oro, capace di destare con un dardo – anch’esso dorato, le più forti passioni nei cuori degli uomini e persino degli dèi, che non di rado si ritrovavano sottomessi alla sua potenza. Eros era ritenuto da tutti una forza travolgente, creativa e distruttiva ad un tempo. In epoca rinascimentale lo incontriamo spesso rappresentato come un «paffutello frecciatore». Il termine, però, può anche riferirsi a una bramosia più astratta, come il desiderio della conoscenza o di successo.

  • Philia (φιλία -ας, ἡ)

Ecco il termine con cui i greci si riferivano a un sentimento di amicizia, affetto e benevolenza: un sentimento onesto, più ampio e nobile; un amore fraterno, o quello tra amici, ma che implica anche una reciprocità. Tra le relazioni nel segno di philia, che Aristotele riporta nell’Etica Nicomachea, troviamo: gli amori giovanili, l’armonia in famiglia, l’affetto tra amici di lunga data, tra compagni di viaggio o individui appartenenti allo stesso credo religioso; ma anche l’alleanza tra due città o tra due persone che firmano un contratto di affari. Si tratta anche del desiderio di fare del bene a qualcun altro, in modo disinteressato, anzi, è mezzo e fine della felicità ad un tempo! Anche in questo caso il nostro filosofo si spinge ben oltre nelle sue argomentazioni, noi, invece, proseguiamo…

  • Agape (ἀγάπη -ης, ἡ)

Questa parola greca si attesta in opere cristiane di epoca più tarda, era già presente nella Bibbia dei Settanta, una versione del Vecchio Testamento, in lingua greca, tradotta dall’ebraico intorno al 285-246 a.C. (la cui storia è davvero affascinante, sembra che la versione del Pentateuco fosse stata commissionata per la Biblioteca d’Alessandria). Indica un amore incondizionato, non necessariamente ricambiato e, nella maggior parte dei casi, fa riferimento alla religione; non a caso, è il termine più usato per indicare l’amore di Dio nei Vangeli. Coincide con la carità, il «comandamento nuovo» di Gesù: solo attraverso la più nobile delle tre virtù teologali, attraverso la quale la legge di Dio giunge a pienezza. L’amore di Diosemplicemente è, a dispetto di ogni circostanza. Il discorso qui si fa spirituale, passiamo rapidamente agli altri aspetti.

  • Anteros (αντέρως -ωτος, ὁ)

Così veniva indicato un amore reciproco, o una «corrispondenza d’amorosi sensi» di foscoliana memoria; un’altra ipotesi interpretativa sostiene invece si tratti di amore omosessuale. Anteros veniva altresì identificato come vendicatore di amori non corrisposti. Il mito racconta che Afrodite fosse preoccupata per Eros, che sembrava crescere a fatica. Su consiglio della dea Temi (Θέμις, Themis), generò Anteros con Ares; si dice che i due fratelli fossero inseparabili, e che ogni volta che Anteros si allontanava, Eros tornava fanciullo, come se la presenza del più piccolo fosse il motore della crescita di Eros. A ricordarci quanto l’amore, per crescere, debba essere corrisposto.

  • Himeros (ἵμερος -ου, ὁ)

È il desiderio irrefrenabile, la passione del momento e il desiderio fisico che deve essere immediatamente soddisfatto: la personificazione della lussuria o di un amore non corrisposto, capace anche di perdere la connotazione d’amore per trasformarsi in violenza. Da alcuni era considerato anche uno dei tre erotes (insieme a Eros e Pothos): nella mitologia greca rappresentavano divinità alate associate all’amore, al seguito di Afrodite. In alcune tradizioni, gli eroti rimandano all’omoerotismo (dal termine ὅμοιος, lett. simile, analogo), che esprime l’attrazione verso una persona del proprio genere sessuale.

  • Pothos (πόθος -ου, ὁ)

Fratello di Himeros, era considerato nume del desiderio sessuale, ma più ancora rappresentava la personificazione del dolore nostalgico per l’assenza della persona amata. Le sue rappresentazioni sono diverse, dallo scultore e architetto Skopas sappiamo che la sua figura era quella di un giovane sinuoso e delicato, dallo sguardo sognante, forse perso nello struggimento per la lontananza del suo amore.

  • Storge (στοργή -ης, ἡ)

Traduce l’affetto, amore naturale e istintivo, come quello dei genitori nei confronti dei figli e viceversa; in una più ampia accezione, l’amore famigliare, anche tra fratelli. Il termine porta con sé l’idea di impegno e cura, di un legame così forte che va ben oltre l’amore e non può essere spezzato. Potrebbe anche essere inteso come l’amore che unisce due persone in una amicizia di lungo corso.
Secondo C.S. Lewis, il grande amico di J.R.R. Tolkien, è un duplice legame, che implica due forme, quella del dono (di Dio nei confronti dell’umanità) e del bisogno (del bambino verso la madre): lo spiega in The Four Loves, dove approfondisce – sempre in una prospettiva filosofica e cristiana – anche amicizia, eros e carità.

  • Theléma (θέλημα -ατος, τό)

E terminiamo rapidamente con l’amore per quello che si fa: il desiderio e il piacere di fare – come, ad esempio, viaggiare o imparare una nuova lingua!

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