Adattare la lingua di una serie tv non è un mestiere facile

E a volte si devono prendere decisioni molto difficili, come nel caso di “Hold the door” in Game of Thrones.
Cinque persone in ufficio attorno a un tavolo fissano uno schermo, cercando una soluzione

La lingua della televisione è molto eterogenea ed è ovvio che i registri linguistici cambino in base alla tipologia di contenuto trasmesso. L’impiego di numerosi linguaggi rappresenta la caratteristica più significativa della cosiddetta lingua della televisione, in cui il parlato contemporaneo viene modellato e adattato a seconda dello scopo della programmazione. Basti pensare alla differenza tra la lingua semplice e seria dei programmi di divulgazione e quella informale e a volte oltre le righe dei reality show. Il linguaggio parlato nei film o nelle serie televisive in lingua straniera presenta anche un ulteriore livello di complessità, perché la naturalezza della lingua parlata incontra le difficoltà dovute al rispetto del sincronismo labiale, oltre alla presenza di caratteristiche lessicali e morfo-sintattiche che hanno bisogno di un adattamento linguistico e culturale.

La varietà che rende possibile al meglio la simulazione della spontaneità colloquiale è l’italiano dell’uso medio poiché la condivisione del codice linguistico tra attori e pubblico rende più facile l’immedesimazione di chi sta seguendo un dialogo.

I prodotti realizzati in una lingua diversa dall’italiano devono affrontare un lungo processo di traduzione, di adattamento linguistico e di doppiaggio, prima di essere proposti al pubblico italiano. Queste fasi sembrano essere puramente funzionali ma finiscono in realtà per determinare significati e, talvolta, inserendosi nella cultura del paese della lingua di arrivo, modificano la percezione dei personaggi e dei contenuti del prodotto.

I problemi di tradurre e adattare una serie televisiva

La traduzione delle allusioni linguistiche di un prodotto per la televisione rappresenta una tra le attività più impegnative per il traduttore e per l’adattatore, i quali devono costantemente fare i conti non sono con le peculiarità linguistiche e culturali del testo di partenza ma anche e soprattutto con le aspettative del nuovo destinatario, ossia chi guarda quel film o quella serie tv. Del resto, lo spettro del “doppiaggese” è sempre dietro l’angolo.

Inoltre, il traduttore e l’adattatore devono dimostrare una notevole dimestichezza sia con i contenuti sia con il tono prevalente all’interno del prodotto. Nel caso non fosse in grado di riproporre lo stesso valore stilistico dell’originale, a causa di evidenti divergenze tra lingue e culture, il traduttore dovrà mettere in gioco delle soluzioni che compensino tale mancanza, senza compromettere la fluidità del testo.

Nel processo di traduzione e adattamento linguistico, la creatività rappresenta quindi uno strumento indispensabile.

Il sincronismo labiale

Un altro dei compiti principali dell’adattatore durante la lavorazione di un film o di una serie tv è quello di verificare il sincronismo labiale, cioè la corrispondenza tra la battuta tradotta e il movimento delle labbra dell’attore. La frase nella lingua di destinazione deve trasmettere le stesse informazioni e deve coincidere il più possibile con l’originale.

Tra i vari fattori che possono determinare la difficoltà di questo processo troviamo la lunghezza delle parole e delle espressioni impiegate, le pause nel discorso, il ritmo della battuta, la posizione delle vocali aperte e l’alternanza di voci in campo e fuori campo.

Il sincronismo espressivo prevede il rispetto, il più possibile fedele, del legame tra la lingua parlata e dei movimenti del corpo, tenendo conto della gestualità e della mimica del volto degli attori che accompagnano le parole nella messa in scena.

Far comprendere una cultura diversa

Un altro problema di adattamento linguistico è dato dall’intento di rendere comprensibili per il pubblico italiano dei riferimenti a situazioni, usi e costumi tipicamente americani data l’enorme produzione d’oltreoceano.

Quando un film o un episodio di una serie tv è completamente incentrato su vicende tipiche della realtà statunitense, la tendenza in fase di adattamento è quella di trasformare il meno possibile per ragioni di comprensibilità, di complessità e inoltre per il timore che i cambiamenti drastici coinvolgano l’intera scena snaturando così il prodotto originario.

Quando invece il riferimento a una diversa cultura è contenuto in un dialogo o in una singola battuta, l’adattatore può scegliere due strade: lasciarlo immutato rispettando il testo di partenza, oppure tradurlo con un corrispondente della cultura italiana.

Chiaramente la seconda soluzione può correre il rischio di creare dei fraintendimenti e l’elemento inserito può presentarsi come un corpo estraneo che danneggia la verosimiglianza del mondo presentato dal prodotto. Spesso, infatti, durante la fase di adattamento e di doppiaggio, quando dei riferimenti originali vengono sostituiti con gli analoghi italiani, l’adattatore può inserire delle citazioni o dei rimandi pensati appositamente per gli spettatori del nostro paese.

A volte quest’innovazione ha successo; altre volte, invece, i riferimenti appaiono forzati. Qualche esempio tipico di riferimenti con differenti gradi di complessità sono le istituzioni politiche e giudiziarie, le organizzazioni, le unità di misura, il cibo e gli ordinamenti scolastici. Vediamo dunque qualche esempio concreto di situazioni non del tutto semplici di adattamento linguistico dall’inglese all’italiano.

Alcuni esempi di adattamento linguistico nelle serie televisive

L’adattamento linguistico nella comicità di “Friends”

“Friends” è una delle più note serie televisive, andata in onda tra il 1994 e il 2004 (in Italia arrivò nel 1997). Si tratta di una sit-com in cui troviamo vari personaggi fissi in un’ambientazione standard e che racconta le vicende legate a una o al massimo due storie in ogni episodio. I contenuti di “Friends” sono prevalentemente comici e il meccanismo di riconoscimento da parte del pubblico che spinge a immedesimarsi con i protagonisti ci mette di fronte a numerose attese.

I protagonisti appaiono giorno dopo giorno alla stessa ora ma in situazioni differenti rispetto a quella precedente, svelando così vari particolari inediti relativi alla storia. Questa modalità di attesa è sfruttata dagli sceneggiatori perché, catturando l’attenzione degli spettatori, li invoglia a scoprire come le situazioni non concluse trovino il loro sviluppo.

La serie è molto conosciuta per i dialoghi brillanti e veloci, per le situazioni umoristiche ricche di giochi di parole e battute esilaranti.

Uno dei principali fattori che riguardano l’adattamento linguistico in fase di doppiaggio riguarda la modifica del titolo degli episodi al fine di orientare il pubblico su di un soggetto preciso o su di un tema trattato. L’episodio che dà inizio alla serie: “The One Where Monica Gets A New Roommate”, diventa “Matrimonio Mancato” mentre “The One With Ross’s New Girlfriend” viene tradotto in “Una Fidanzata Per Ross”.

Un discorso a parte va fatto per i cenni ai personaggi famosi dello spettacolo americano. Può succedere infatti che vengano sostituiti da altri personaggi che culturalmente siano di più facile accesso, riducendo così il divario tra le culture grazie al rimando agli attori che sono conosciuti dagli spettatori italiani nonostante siano associati alla realtà americana. In “Friends” ad esempio, Dorothy Hamill, Alan Aida e Richard Simmons, tre personaggi molto noti al pubblico statunitense ma molto meno in Italia, vengono sostituiti rispettivamente con i più popolari Angela Lansbury, Antonio Banderas e Richard Gere.

Un altro tema ricco di insidie per quanto riguarda l’adattamento linguistico riguarda il pluliringuismo e l’intreccio di lingue diverse. Se uno dei personaggi della versione originale (in questo caso l’inglese) parla la stessa lingua della traduzione, l’adattatore deve decidere quale può essere la miglior varietà linguistica da impiegare per ricreare dei dialoghi verosimili.

In alcune puntate della prima stagione fa la sua apparizione un ragazzo italiano di nome Paolo che instaura una relazione sentimentale con Rachel. Il ragazzo conosce solo poche parole dell’inglese e, pertanto, le sue battute sono recitate in italiano. Nella resa italiana, questo caso di plurilinguismo viene risolto trasformando Paolo in un personaggio spagnolo (Pablo), ricreando lo stereotipo del “maschio latino”.

In questo caso il traduttore o adattatore ha tentato di ricreare nella versione italiana lo stesso effetto umoristico, ponendo l’attenzione sul contesto culturale di arrivo. La resa dell’umorismo di Friends nella varie lingue rappresenta un duro ostacolo che mette a dura prova le capacità linguistiche e creative di un adattatore, le cui scelte devono comunque rispettare le potenzialità comiche del testo di arrivo.

Un altro caso in cui la destrezza dal traduttore è messa a dura prova si ritrova nel ventiquattresimo episodio della terza stagione, “Lotta Estrema”. Qui, Chandler esordisce con:

“Do you think that there’s a town in Missouri or some place called Sample? And ah, as you’re driving into town there’s- there’ s like a sign, and it says “You’re in Sample” (He says it like urine sample)

Che nella versione italiana viene tradotto con:

“Sapete che in Italia esiste una cittadina che si chiama Campione? Pensate, gli abitanti di lì possono dire a tutti quelli che incontrano: “Io sono un campione.” 

 
Come indicato nella sceneggiatura (lo abbiamo evidenziato in grassetto), Chandler pronuncia la frase “You’re in Sample” facendo riferimento al “sample, cioè la provetta per le urine. In italiano la stessa battuta non funzionerebbe, quindi si è dovuto cercare un toponimo simile per raggiungere lo stesso effetto comico.

L’adattamento linguistico nei“Simpson”

L’adattamento linguistico di una serie complessa come i “Simpson” mette di fronte a delle scelte difficili e talvolta anche discutibili nel tentativo di rendere il prodotto interamente comprensibile e apprezzabile per il pubblico italiano.

Innanzitutto, l’adattamento italiano ha modificato i nomi di alcuni personaggi. Le comparse della serie vengono spesso tradotte con un nome in italiano principalmente per ragioni di comprensibilità: i personaggi che corrispondono a uno stereotipo o a una caricatura presentano spesso un nome o soprannome ricco di significato, ampliando la loro caratterizzazione.

Ciò deve essere reso comprensibile per lo spettatore medio italiano e alcuni esempi possono essere gli scagnozzi mafiosi Johnny Labbraserrate e Jimmy Soffiapacchetti, gli studenti modello Coseno e Pagella e l’annunciatrice del meteo Serena Tempesta.

Per quanto riguarda i personaggi principali o ricorrenti bisogna spendere qualche parola a parte. Nella maggior parte dei casi  si tende a lasciare immutato il nome inglese, soprattutto quando può suggerire delle analogie, come ad esempio il reverendo Lovejoy.

Quando invece il nome indica una caratteristica ben determinante, solitamente viene tradotto: il jazzista Bleeding Gums Murphy e il mafioso Fat Tony sono rispettivamente Gengive Sanguinanti Murphy e Tony Ciccione.

È singolare il caso del barista Moe Szyslak, che nell’edizione italiana diventa “Boe”. Questo esempio rappresenta una scelta funzionale per far suonare il nome di questo personaggio solo, depresso e incapace a relazionarsi con gli altri, come l’espressione italiana “Boh”, usata per indicare dubbio, incertezza o perplessità. Queste scelte hanno non solo lo scopo di tradurre un nome ma anche di caratterizzare un personaggio.

Un’altro dilemma riguardante l’adattamento linguistico dei “Simpson” è la scelta del linguaggi. La serie televisiva basa gran parte del suo successo sulle gag verbali, i giochi di parole e le battute. La decisione di adottare una varietà regionale dell’italiano per alcuni personaggi, e alcune battute in dialetto vero e proprio, è una scelta funzionale per rendere l’edizione italiana ricca di accenti e di inflessioni alla stregua della versione originale.

L’edizione americana, infatti, sfrutta differenti pronunce dell’inglese americano per dare spessore ai personaggi, differenziarli tra loro e farli rientrare in uno stereotipo. Come trasporre questa peculiarità nell’edizione italiana? L’uso del dialetto o delle varietà dell’italiano può danneggiare la credibilità della serie, senza contare le difficoltà di trovare una traduzione fedele.

Perché il commissario Winchester parla napoletano?

Tra i personaggi ricorrenti che assumono inflessioni regionali italiane troviamo il commissario Clarence “Clancy” Winchester (che nell’originale si chiama Clancy Wiggum) che parla con accento napoletano. La scelta dell’adattatore ricalca quella della versione inglese, cioè è stato ripreso lo stereotipo del meridionale che fa carriera nelle forze dell’ordine (in quella originale, il commissario è di origine irlandese).

Un altro personaggio che si esprime con una forte cadenza regionale è il giardiniere Willie, caratterizzato da un marcato accento sardo. Il personaggio è originario della Scozia ma si esprime invece con una forte cadenza sarda nell’edizione italiana. Qui entra in gioco l’analogia tra Sardegna e Scozia, due regioni fiere della propria diversità, ricche di tradizioni e stereotipicamente diffidenti verso l’esterno. L’accento lo ha reso uno dei personaggi più popolari in Italia ma ha anche creato delle situazioni bizzarre, come quando Willie, visivamente caratterizzato come scozzese indossando un kilt e una cornamusa, fa riferimento al suo passato vissuto in Sardegna.

“Hold the door”, il caso di Game of Thrones

L’evoluzione della qualità delle produzioni delle serie televisive ha portato a uno sviluppo e a una crescita anche nel mondo dell’adattamento linguistico e nel doppiaggio. Uno degli esempi più recenti ed eclatanti lo si trova nella popolarissime serie HBO “Game of Thrones”.

Nel quinto episodio della sesta stagione, “Il tempo è Giunto”, ci si è trovati di fronte a tradurre l’espressione “Hold the door”, letteralmente “tieni la porta”, che sta alla base del nome del povero Hodor, per assonanza.

Gli adattatori si sono trovati davanti ad una situazione intricata: il personaggio ha sempre mantenuto il nome inglese anche in italiano, e solamente anni dopo è stata svelata l’origine di quel nome: un breve gioco di parole la cui traduzione letterale farebbe perdere il senso della scena.

L’edizione italiana ha tradotto l’espressione in “Trova un modo” e con l’aiuto del doppiatore, il quale cerca di accentuare l’ultima vocale di “modo”, hanno cercato quindi di ricreare un’assonanza. Tuttavia la R finale di Hodor non è presente e del resto non ci sono ragioni per cui il personaggio debba pronunciare una R alla fine di “modo”. L’escamotage messo in campo dagli adattatori non rende perfettamente come la versione originale inglese ma del resto trovare una soluzione perfetta era impossibile, come dimostrano le complicate traduzioni nelle altre lingue.

Un titolo troppo raffinato per il pubblico italiano?

Un altro esempio, questa volta all’interno del mondo cinematografico, è il titolo del film di Michel Gondry “Eternal Sunshine Of The Spotless Mind”, uscito nel 2004, tradotto in italiano con “Se Mi Lasci Ti Cancello” e uno dei più noti casi di traduzioni che hanno completamente stravolto l’originale (generando anche qualche polemica che è arrivata fino ai giorni nostri).

La profondità simbolica del titolo inglese è completamente scomparsa nella traduzione italiana. Se si fosse optato per la traduzione letterale (“L’infinita letizia della mente candida”, per esempio), il risultato sarebbe stato forse troppo pomposo e difficile da cogliere (l’originale è una citazione da una poesia di Alexander Pope, ben noto negli Stati Uniti, molto meno in Italia.

Il titolo italiano, d’altro canto, da un lato garantisce  un’immediata comprensione della trama del film, dall’altro non ne fornisce una precisa chiave di lettura. Questa scelta riduce il film a una commedia romantica in cui una coppia si conosce, si innamora e successivamente vede svanire la passione. La scelta del titolo richiama un filone molto prolifico, nei quali il titolo ha spesso una struttura simile (qualche esempio: “Se scappi ti sposo”, “Se cucini ti sposo”, “Prima ti sposo, poi ti rovino” ecc.)

Senza nulla togliere alla classiche commedie romantiche a cui gli adattatori si sono ispirati, il film però non rappresenta questa dinamica in modo così banale. La decisione degli adattatori, in questo caso, è stata quella di privilegiare una dimensione più commerciale e tralasciare la citazione dotta, evidentemente spinti dal timore che un titolo troppo ricercato come quello inglese avrebbe allontanato una larga fetta di pubblico.

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